THE OTHERS FLAVIO PREMOLI FRANZ DI CIOCCIO FRANCO MUSSIDA |
Nel 1964, con il prepotente arrivo dei Beatles, la chitarra divenne la compagna e la complice favorita di tutti i ragazzi. A scuola, nella mia classe, composta da 30 allievi, 28 "suonavano".
Più che altro lo si faceva per fare colpo sulle ragazze quindi io, ovviamente,fui uno dei primi a buttarsi. Ma per me, quello che incominciò come un gioco, divenne ben presto la ragione della mia vita. Solo due anni dopo mi ritrovai a suonare da professionista. Il mio passaggio al basso avvenne nel 1969, mentre suonavo con un gruppo francese di rythm'n blues: "Joyce e i Jokers". Dovevamo andare in Germania a suonare nelle basi Americane ma il bassista si prese l'epatite. Mi ricordo che ci trovavamo a Francoforte e dovevamo incominciare a lavorare il giorno dopo. |
Accompagnammo il bassista, che era
scozzese, al aeroporto, poi ci mettemmo a cercare un sostituto per tutta la città.
Ovviamente non si trovò nessuno quindi, siccome é meglio suonare senza chitarra che
senza basso, passai tutta la notte a provare i nostri pezzi con il mio nuovo strumento. Il
giorno dopo feci il mio debutto come bassista. Beh, non so se fosse stato perché era un
cane alla chitarra o perchè il nostro bassista scozzese non era un gran ché, ma con
lausilio della mia ritmica il gruppo girava meglio. Quando il bassista tornò, la
dura legge del rock'n roll lo estromise definitivamente. Io diventai il bassista ufficiale
del gruppo.
La mia vita era cambiata: avevo trovato, il mio strumento, il "trait d'union"
tra la ritmica e l'armonia, tra la forza e la dolcezza, il tutto sulla stessa tastiera.
Avevo trovato... IL BASSO.
E poi, non era Duke Ellington che diceva "Il valore di un'orchestra é il valore del suo bassista"? La parola di "The Duke" era oro, quanto la sua musica.
Gli incontri fondamentali nella mia
vita di musicista furono tre. Il primo fu con il primo chitarrista degli Area, Johnny
Lambizzi, un essere assurdo ma che suonava in un modo divino. Mi insegnò parecchi
esercizi che uso tutt'ora. Fu una vera rivelazione per la mia tecnica. Sono molto
dispiaciuto che non esistano registrazioni degli Area con Johnny.
Gli altri due incontri avvennero più o meno contemporaneamente: Leo Fender e Jaco
Pastorius.
Questi tre amici hanno avuto una grande importanza per me, quindi sono grato a PFM
perchè mi ha permesso di incontrarli.
Nel 1976 ero a Los Angeles con la
PFM. Eravamo sponsorizzati dalla Music Man.
Un giorno ci invitarono a visitare la ditta e ci presentarono a Leo Fender. Lui viveva in
un piccolo sgabuzzino e lavorava senza smettere mai. Gli altri non furono particolarmente
impressionati da quellincontro, mentre io mi trovavo davanti all'uomo che aveva
inventato il mio strumento!!!
Quindi, visto che avevamo due macchine, io rimase lì, passando tutto il pomeriggio con
Leo, nel suo sgabuzzino. Dovete sapere che Fender non sopportava il fumo della sigaretta e
questo fatto, allora, gli aveva precluso ogni tipo di vita sociale. Era totalmente allo
scuro di tutto, persino di quanto lui fosse un mito per tutti i bassisti del mondo. Quando
gli raccontai delle mie ore passate davanti alle vetrine dei negozi di Nizza a suonare con
gli occhi i suoi strumenti, lui si meravigliò. Tra una chiacchera e laltra
arrivammo a parlare del basso senza tasti e lui mi disse: "Quando 25 anni fa ci fu
l'avvento delle prime chitarre elettrificate, il livello sonoro delle orchestre, che si
basava sul volume della chitarra, aumentò precipitosamente. Il bassista non si sentiva
più, non riusciva più neppure a suonare intonato. Era un vero tormento perché i pick up
disponibil non erano adatti al contrabbasso. Mi venne quindi l'idea di fabbricare uno
strumento con dei tasti, che fosse più preciso. Nacque così il "Precision "
(che per la cronaca aveva la forma della Telecaster). Era il 1952. (Solo più tardi prese
la forma del Precision che tutti conosciamo). Eccolo lì ", mi disse volgendo lo
sguardo verso una rastrelliera dove si trovavano tutti i suoi prototipi. Ebbene si, lo
prese in mano e suonò il primo basso Fender mai costruito !!!!!!
Continuò Leo: "Ed ora tu, a distanza di tanti anni, quando i volumi sonori sono
arrivati a livelli inimmaginabili, mi vieni a parlare di bassi senza tasti...".
Perché dovete sapere che, fino a quel momento, Fender non aveva mai fatto un basso senza
tasti. I fretless Fender furono fabbricati dopo il 65, quando Leo vendette la Fender alla
CBS. Spiegai a Leo che la tecnica degli strumentisti si era evoluta quanto la tecnica
"tout court" e che c'era gente come Pastorius (del quale Leo non aveva mai
sentito parlare) che controllavano tranquillamente il basso fretless, Io stesso usavo
principalmente il fretless perchè lasciava al musicista una più larga gamma di
espressione. Quello fu uno dei pomeriggi più belli della mia vita.
Una settimana dopo, venne a casa nostra un dirigente della Music Man. Entrando mi
disse: "Ciao Patrick, come va? Oh, a proposito, questo e un regalo di Leo per
te". Malgrado il tiepido clima della California, mi misi a sudare freddo mentre
aprivo la custodia che il tipo aveva appoggiato sul tavolo. Non ci potevo credere. il
primo basso senza tasti mai fatto da Leo Fender era davanti ai miei occhi, ed era MIO.
Veramente Leo ne costruì due, uno per se ed uno per me. Mi chiese di fare una
dimostrazione alla fiera musicale di Anaheim dopo un paio di settimane. La presentazione
andò benissimo e Leo mise il basso in produzione. L'unico difetto di quel basso era il
legno usato per il manico.
Era un legno chiaro, adatto per i tasti ma troppo morbido per il fretless. Dopo averlo
suonato solo poche volte, si erano creati dei solchi, quindi non riuscivo più ad usarlo.
Fender mi diede il manico usato per la dimostrazione, che era stato suonato pochissimo, e
mi disse che avrebbe messo in produzione un manico fatto con un altro tipo di legno.
Appena fosse stato pronto me lo avrebbe sostituito. Ne parlai con Pastorius, con il quale
passavo la maggior parte del mio tempo libero (la notte...), che mi disse: "No
problem, ci mettiamo su la vernice che uso per i miei bassi e risolviamo tutto."
Quindi, dopo quattro o cinque mani di quella vernice che si chiamava "PETITE" e
che si usava anche in Italia per il fondo delle gondole (purtroppo non é più in
commercio) il mio manico chiaro non si scavava più anzi, è tutt'ora perfetto. Potete
pensare quanto sono affezionato a questo basso, il primo fretless mai fatto da Leo Fender,
l'unico al mondo ad avere il manico di legno chiaro e, in più, con la vernice di Jaco
sulla tastiera.
Rimasi in contatto con Fender per parecchio tempo. Ci scrivevamo spesso. Lui mi spediva i
nuovi preamplificatori o le nuove corde che pensava di montare sui bassi e mi chiedeva il
mio parere. Dopo la morte di sua moglie non ci siamo più sentiti, ma per me il ricordo di
questo vero genio resta uno dei momenti magici vissuti con PFM. Forse
il più magico
di tutti.
Anche quello con Jaco fu un incontro
fondamentale. Ci incontrammo in un albergo frequentato quasi esclusivamente da musicisti,
il Sunset Marquis di L.A. che si trovava in una perpendicolare di Sunset Boulevard
chiamata Alta Loma. Il nostro pezzo "Alta Loma 5 till 9" arriva proprio da
quello che succedeva in quell'albergo dalle cinque del pomeriggio alle nove della mattina
seguente, in contrapposizione a Mrs.9 till 5 che parla invece della vita di un impiegato
dalle nove alle cinque.Quando ho conosciuto Jaco era nel più bel momento della sua vita.
Era appena entrato nei Weather Report e suonava come una bestia. Passavamo ore, uno di
fronte all'altro, a suonare "our ass off", come diceva sempre, nella mia camera
su un piccolo ampli blu con un trabiccolo dei miei per potere collegare due bassi. Inutile
dirvi la libidine per un bassista suonare con Pastorius!
Dopo i primi tempi però, il fatto di avere di fronte a me il più grande bassista di
tutti i tempi divenne meno importante, perché Jaco era diventato un mio amico.
Lui parlava sempre. A volte tornava in albergo alla quattro di notte dopo una session o
una gig e veniva a bussare alla mia porta. Mi diceva: "Ma non vorrai mica dormire, i
musicisti hanno così poco tempo per parlare!" E allora giù di sport, di filosofia
spicciola, di tramonti che Jaco adorava), fino a tarda mattinata, quando andavamo a
dormire. Ogni giorno eravamo sempre un più stravolti.
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"Aereostella", una società di produzioni musicali per TV, Cinema e Teatro.
Abbiamo scritto musiche di ogni genere e per ogni situazione. Cito solo alcuni esempi: "TG5" - "Dio vede e provvede" - "Jingles istituzionali delle reti Mediaset" - Colonne sonore per il teatro di Glauco Mauri ("Don Giovanni" e "Riccardo II") - Musiche originali per grandi manifestazioni sportive come "50 Pelé" (festa per i cinquant'anni del grande calciatore brasiliano), e via dicendo... |
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