PATRICK DJIVAS
 

Grande notizia per tutti i bassisti, programmatori, music-makers

Ciao ragazzi!
Finalmente mi sono deciso, si parte con l’insegnamento.
Quindi se vuoi incominciare col piede, anzi con la mano giusta o se vuoi perfezionare il tuo modo di suonare, insomma se vuoi diventare un grande, parlane con me.
I programmi di studio per il basso elettrico che ho preparato si adattano a tutti i livelli, dal principiante al professionista, e ti garantisco che ti cambieranno la vita.
E visto che ci sono, sto preparando corsi per MusicMaker, quindi gestione di studio midi, sistema esclusivo, programmazione sequencer, registrazione digitale ecc…..
Se vuoi saperne di più, mandami un'e-mail:
djivas@tiscalinet.it

 

IO ED IL BASSO

Nel 1964, con il prepotente arrivo dei Beatles, la chitarra divenne la compagna e la complice favorita di tutti i ragazzi. A scuola, nella mia classe, composta da 30 allievi, 28 "suonavano".

Più che altro lo si faceva per fare colpo sulle ragazze quindi io, ovviamente,fui uno dei primi a buttarsi.
Ma per me, quello che incominciò come un gioco, divenne ben presto la ragione della mia vita. Solo due anni dopo mi ritrovai a suonare da professionista.
Il mio passaggio al basso avvenne nel 1969, mentre suonavo con un gruppo francese di rhythm and blues: "Joyce e i Jokers". Dovevamo andare in Germania a suonare nelle basi Americane ma il bassista si prese l'epatite. Mi ricordo che ci trovavamo a Francoforte e dovevamo incominciare a lavorare il giorno dopo.
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Accompagnammo il bassista, che era scozzese, all'aeroporto, poi ci mettemmo a cercare un sostituto per tutta la città.
Ovviamente non si trovò nessuno quindi, siccome é meglio suonare senza chitarra che senza basso, passai tutta la notte a provare i nostri pezzi con il mio nuovo strumento. Il giorno dopo feci il mio debutto come bassista. Beh, non so se fosse stato perché era un cane alla chitarra o perché il nostro bassista scozzese non era un gran ché, ma con l’ausilio della mia ritmica il gruppo girava meglio. Quando il bassista tornò, la dura legge del rock'n roll lo estromise definitivamente. Io diventai il bassista ufficiale del gruppo.
La mia vita era cambiata: avevo trovato, il mio strumento, il "trait d'union" tra la ritmica e l'armonia, tra la forza e la dolcezza, il tutto sulla stessa tastiera.
Avevo trovato... IL BASSO.

E poi, non era Duke Ellington che diceva "Il valore di un'orchestra é il valore del suo bassista"? La parola di "The Duke" era oro, quanto la sua musica.

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GLI INCONTRI

Gli incontri fondamentali nella mia vita di musicista furono tre. Il primo fu con il primo chitarrista degli Area, Johnny Lambizzi, un essere assurdo ma che suonava in un modo divino. Mi insegnò parecchi esercizi che uso tuttora. Fu una vera rivelazione per la mia tecnica. Sono molto dispiaciuto che non esistano registrazioni degli Area con Johnny.
Gli altri due incontri avvennero più o meno contemporaneamente: Leo Fender e Jaco Pastorius.
Questi tre amici hanno avuto una grande importanza per me, quindi sono grato a PFM   perché mi ha permesso di incontrarli.

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LEO FENDER

Nel 1976 ero a Los Angeles con la PFM. Eravamo sponsorizzati dalla Music Man.
Un giorno ci invitarono a visitare la ditta e ci presentarono a Leo Fender. Lui viveva in un piccolo sgabuzzino e lavorava senza smettere mai. Gli altri non furono particolarmente impressionati da quell’incontro, mentre io mi trovavo davanti all'uomo che aveva inventato il mio strumento!!!
Quindi, visto che avevamo due macchine, io rimase lì, passando tutto il pomeriggio con Leo, nel suo sgabuzzino. Dovete sapere che Fender non sopportava il fumo della sigaretta e questo fatto, allora, gli aveva precluso ogni tipo di vita sociale. Era totalmente allo scuro di tutto, persino di quanto lui fosse un mito per tutti i bassisti del mondo. Quando gli raccontai delle mie ore passate davanti alle vetrine dei negozi di Nizza a suonare con gli occhi i suoi strumenti, lui si meravigliò. Tra una chiacchiera e l’altra arrivammo a parlare del basso senza tasti e lui mi disse: "Quando 25 anni fa ci fu l'avvento delle prime chitarre elettrificate, il livello sonoro delle orchestre, che si basava sul volume della chitarra, aumentò precipitosamente. Il bassista non si sentiva più, non riusciva più neppure a suonare intonato. Era un vero tormento perché i pick up disponibili non erano adatti al contrabbasso. Mi venne quindi l'idea di fabbricare uno strumento con dei tasti, che fosse più preciso. Nacque così il "Precision " (che per la cronaca aveva la forma della Telecaster). Era il 1952. (Solo più tardi prese la forma del Precision che tutti conosciamo). Eccolo lì ", mi disse volgendo lo sguardo verso una rastrelliera dove si trovavano tutti i suoi prototipi. Ebbene si, lo prese in mano e suonò il primo basso Fender mai costruito !!!!!!
Continuò Leo: "Ed ora tu, a distanza di tanti anni, quando i volumi sonori sono arrivati a livelli inimmaginabili, mi vieni a parlare di bassi senza tasti...". Perché dovete sapere che, fino a quel momento, Fender non aveva mai fatto un basso senza tasti. I fretless Fender furono fabbricati dopo il 65, quando Leo vendette la Fender alla CBS. Spiegai a Leo che la tecnica degli strumentisti si era evoluta quanto la tecnica "tout court" e che  c'era gente come Pastorius (del quale Leo non aveva mai sentito parlare) che controllavano tranquillamente il basso fretless, Io stesso usavo principalmente il fretless perché lasciava al musicista una più larga gamma di espressione. Quello fu uno dei pomeriggi più belli della mia vita.
Una settimana dopo, venne a casa nostra un dirigente della Music Man.  Entrando mi disse: "Ciao Patrick, come va? Oh, a proposito, questo e un regalo di Leo per te". Malgrado il tiepido clima della California, mi misi a sudare freddo mentre aprivo la custodia che il tipo aveva appoggiato sul tavolo. Non ci potevo credere. il primo basso senza tasti mai fatto da Leo Fender era davanti ai miei occhi, ed era MIO. Veramente Leo ne costruì due, uno per se ed uno per me. Mi chiese di fare una dimostrazione alla fiera musicale di Anaheim dopo un paio di settimane. La presentazione andò benissimo e Leo mise il basso in produzione. L'unico difetto di quel basso era il legno usato per il manico.
Era un legno chiaro, adatto per i tasti ma troppo morbido per il fretless. Dopo averlo suonato solo poche volte, si erano creati dei solchi, quindi non riuscivo più ad usarlo. Fender mi diede il manico usato per la dimostrazione, che era stato suonato pochissimo, e mi disse che avrebbe messo in produzione un manico fatto con un altro tipo di legno. Appena fosse stato pronto me lo avrebbe sostituito. Ne parlai con Pastorius, con il quale passavo la maggior parte del mio tempo libero (la notte...), che mi disse: "No problem, ci mettiamo su la vernice che uso per i miei bassi e risolviamo tutto." Quindi, dopo quattro o cinque mani di quella vernice che si chiamava "PETITE" e che si usava anche in Italia per il fondo delle gondole (purtroppo non é più in commercio) il mio manico chiaro non si scavava più anzi, è tuttora perfetto. Potete pensare quanto sono affezionato a questo basso, il primo fretless mai fatto da Leo Fender, l'unico al mondo ad avere il manico di legno chiaro e, in più, con la vernice di Jaco sulla tastiera.
Rimasi in contatto con Fender per parecchio tempo. Ci scrivevamo spesso. Lui mi spediva i nuovi preamplificatori o le nuove corde che pensava di montare sui bassi e mi chiedeva il mio parere. Dopo la morte di sua moglie non ci siamo più sentiti, ma per me il ricordo di questo vero genio resta uno dei momenti magici vissuti con PFM. Forse… il più magico di tutti.

 

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JACO PASTORIUS

Anche quello con Jaco fu un incontro fondamentale. Ci incontrammo in un albergo frequentato quasi esclusivamente da musicisti, il Sunset Marquis di L.A. che si trovava in una perpendicolare di Sunset Boulevard chiamata Alta Loma. Il nostro pezzo "Alta Loma 5 till 9" arriva proprio da quello che succedeva in quell'albergo dalle cinque del pomeriggio alle nove della mattina seguente, in contrapposizione a Mrs.9 till 5 che parla invece della vita di un impiegato dalle nove alle cinque.Quando ho conosciuto Jaco era nel più bel momento della sua vita. Era appena entrato nei Weather Report e suonava come una bestia. Passavamo ore, uno di fronte all'altro, a suonare "our ass off", come diceva sempre, nella mia camera su un piccolo ampli blu con un trabiccolo dei miei per potere collegare due bassi. Inutile dirvi la libidine per un bassista suonare con Pastorius!
Dopo i primi tempi però, il fatto di avere di fronte a me il più grande bassista di tutti i tempi divenne meno importante, perché Jaco era diventato un mio amico.
Lui parlava sempre. A volte tornava in albergo alla quattro di notte dopo una session o una gig e veniva a bussare alla mia porta. Mi diceva: "Ma non vorrai mica dormire, i musicisti hanno così poco tempo per parlare!" E allora giù di sport, di filosofia spicciola, di tramonti che Jaco adorava), fino a tarda mattinata, quando andavamo a dormire. Ogni giorno eravamo sempre un più stravolti.
(Nella foto Jaco Pastorius, Carlo Massarini ed io: mitici anni settanta!)

 

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I MIEI BASSI

Marca Modello Anno Corde
Gibson Thunderbird anni60 4
Gibson Ripper 1974 4
Gibson Ripper fretless 1974 4
Gibson RD Artist 1975 4
Music Man Sting Ray 1975 4
Music Man Sting Ray fretless 1976 4
Warwick Thumb Bass 1977 5
Laurus   1985 4
Pedulla   1993 5
Fender Roscoe Beck 1997 5
Steinberger XQSTD5CB 1997

5

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Cort Basso acustico 1997

4

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ALTRE ATTIVITA'

TV (Musiche originali)
Dall'unione con Franz è nata "Aereostella", una società di produzioni musicali per TV, Cinema e Teatro. Abbiamo scritto musiche di ogni genere e per ogni situazione.
Cito solo alcuni esempi: "TG5" - "Dio vede e provvede" - "Jingles istituzionali delle reti Mediaset" - Colonne sonore per il teatro di Glauco Mauri ("Don Giovanni" e "Riccardo II") - Musiche originali per grandi manifestazioni sportive come "50 Pelé" (festa per i cinquant'anni del grande calciatore brasiliano), e via dicendo...
Produzioni discografiche
  • "A cento metri da casa" - Gatto Panceri
  • "Il suono del gatto" - Gatto Panceri
  • "Cavoli amari" - Gatto Panceri
  • In co-produzione con Franz - "Lupus in fabula" - Franz Di Cioccio
  • "Succede a chi ci crede" - Gatto Panceri
  • In coproduzione con Franz - "Pranzo di famiglia" - A. Liberovici

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